Quante volte ci capita di scrollare su internet, di vedere video o leggere storie di persone che inseguono i loro sogni? E puntualmente ci chiediamo come abbiano fatto ad arrivare fino a quel punto, alla fortuna che hanno di poter vivere facendo ciò che amano.
Anche a me succede spesso di imbattermi in storie di persone che mollano tutto: il lavoro, la routine, la vita di prima… e provo una forte ammirazione per loro.
Da bambino di sogni ne ho avuti tanti, ma mai qualcosa che sentissi davvero mio, tanto da farlo diventare una vocazione. Alle elementari volevo fare l’astronauta o il pilota di aerei. Alle superiori sognavo di diventare medico, ma presto mi sono reso conto che quella non era la mia strada. Così mi sono avvicinato all’informatica, quella scienza che più di tutte mi sembrava vicina alla magia.
Ho sempre visto gli informatici come moderni maghi, capaci di compiere incantesimi con le loro bacchette — i computer — creando programmi in grado di fare quasi tutto. Poi, una volta terminati gli studi, ti accorgi che forse la realtà è diversa: le magie ci sono, ma più spesso sono al servizio del profitto che delle persone. E così, l’idea di un’informatica creativa e magica svanisce un po’.
Il bello però è non restare fermi ad aspettare. Ho provato tante cose e, proprio sperimentando, ho capito che quello che davvero mi dà gioia è cucinare.
Fin da piccolo ho avuto la fortuna di mangiare bene. Mia mamma mi ha trasmesso due tradizioni bellissime: quella indiana, fatta di spezie e profumi intensi, e quella italiana, mediterranea e genuina. A casa nostra non è mai troppo tardi per invitare un amico a cena: basta una telefonata e mia mamma è già ai fornelli, pronta a cucinare piatti che conquistano anche i palati più restii alle spezie.
Fin da bambino cercavo di emulare le sue preparazioni, adattandole ai miei gusti. Grazie al pieno accesso alla sua dispensa di spezie, ho potuto sperimentare e creare piatti sempre diversi.
In più, sono cresciuto in un piccolo paese in Liguria: sono nato in India ma vivo da sempre a Sori. I miei vicini, che per me sono come una seconda famiglia, mi hanno insegnato a parlare in dialetto genovese e mi hanno trasmesso la cultura gastronomica locale: il pesto, le trofie, la focaccia, i pansotti, il polpettone e tutto ciò che fa parte della nostra tradizione.
Guidato da questa passione, quest’ultimo anno mi sono lanciato in un progetto insieme a due amici: il Breakfast Club. Organizzare colazioni itineranti in luoghi sempre diversi — sui monti, nei boschi, in case abbandonate o in spazi al chiuso — mi ha fatto scoprire cosa significa cucinare per più persone, gestire un evento, creare un’atmosfera.
E lì è scattata la scintilla: forse è questo il mio sogno. Cucinare per le persone, trasmettere la mia cultura attraverso i piatti, accogliere gli altri proprio come mia mamma ha sempre fatto.
Da questa idea nasce questo blog.
Oggi non voglio ancora raccontare tutto — anche perché è bello lasciare un po’ di suspense. Ma posso dirti che questo è l’inizio di un viaggio che spero mi porterà a inseguire e, un giorno, realizzare il mio sogno.
Voglio venire alla prossima colazione 🖤
Voglio venire alla prossima colazione 🖤